“Danni collaterali”

“Danni collaterali” è l’eufesimo atroce con il quale chi fa la guerra chiama i morti innocenti che le sue scelte producono tra i civili. I risultati macabri che la guerra dice di non aver voluto produrre mentre bombardava a tappeto da 10.000 mt di altezza un’intera nazione.

Questi danni collaterali portano il nome e il cognome di persone per bene, diversamente colpite. Inizeremo questa lista con la lettera di Piero, uno degli 11 indagati del processo Arekon, già condannato dal datore di lavoro prima che qualunque tribunale potesse solo aprire il suo faldone. Ma le vittime non sono solo tra “quelli di Arkeon”. Uno dei tratti inquietanti del Caso Arkeon è infatti la capacità di produrre danni collaterali anche tra gente che con Arkeon non c’entra nulla. Un dato che ha portato qualcuno a dire “chi tocca Arkeon muore”. Il riferimento è a persone che con Arkeon non hanno nulla a che vedere, che di Arkeon sanno relativamente poco e probabilmente non condividono tutto.

1. Piero Mazza

2. Padre Raniero Cantalamessa

3. D.ssa Raffaella Di Marzio

4. Centro Internazionale Studi sulla Famiglia CISF)

1. Piero Mazza

Piero Mazza è un ex maestro di Arkeon e uno degli 11 indagati nel processo di Bari. Pubblichiamo di seguito una lettera che ha inviato al nostro sito.

Figli di un nuovo DIO

Sono nato al tempo di un Dio punitore e da temere, ma vivendo,ho scoperto tutt’altro. Ho imparato e riconosciuto  la Sua misericordia, la Sua presenza e soprattutto quanto Lui mi ama”.

Ricordo che da ragazzo guardavo con notevole entusiasmo film di genere fantasy, molti dei quali oggi sono diventati realtà. Non parlo di storie “banali” cariche di strani e variopinti esseri , viaggi spaziali e astronavi più o meno fantasmagoriche ma di quelle trame che nascondevano fra le righe una forte dose di suspence e di timore per chi li guardava, forse già nel presagire che certe azioni un giorno avrebbero potuto diventare realtà.

Mi riferisco a quei film che per l’interesse di pochi potenti, permettevano a maghi del computer di estirpare l’identità alle persone e di cambiarne i connotati sociali rendendo loro l’impossibilità a vivere.

Poi, come sempre succede, il film finisce e il pensiero si stempera fra i problemi quotidiani che vanno ben oltre e tutto, come vale anche per quei timori premonitori, si sotterra nel dimenticatoio.

Oggi io, ma molte altre persone come me, vivo direttamente dentro a una di queste trame, talmente sottili e profonde da minare anche le certezze della mia e della nostra fede. Proprio oggi mi domando se Dio esiste poiché oggi c’è qualcun altro che crea persone e identità e rende ognuno di noi esseri umani figli di un destino in mano a chi ha proprio questo potere: i media, le televisioni, i giornali, gli Dei creativi e creatori.

Ho vissuto il disagio di una infanzia solitaria con qualche sprazzo di violenza anonima assolutamente diseducativa ma non ho imparato a chinare la testa, mi sono soltanto allenato al silenzio, ad avere un mondo di desideri, sogni e speranze nella mia mente ma soprattutto ho mantenuto alti tutti i miei valori, compresa una forte fede nella giustizia. Ho cercato risposte nei viaggi e in miriadi di corsi o “percorsi” mantenendomi, almeno così credo, coerente e padrone della mia identità e della mia capacità di valutazione. Ho conosciuto mia moglie durante un corso, ho fatto formazione nelle aziende utilizzando parte delle esperienze apprese nell’arco della mia intera vita poiché noi siamo il frutto dell’intero nostro vissuto e oggi, proprio oggi, ritrovo il mio nome su tutti i giornali e le principali reti televisive, accompagnato da immagini di teschi, candele rosse e persone incappucciate che poco lasciano a intendere a qualsiasi lettore o utente se non credere ciecamente a ciò che viene detto e scritto. Immagini sconosciute a qualsiasi esperienza che posso avere vissuto in tutta la mia esistenza ma immagini invece presenti nei cassetti di quei giornali e televisioni che per dare maggior enfasi alla notizia sono pronti ad esercitare con un semplice copia e incolla, anche se non sono veri né collegabili: “tanto, che male c’è? Stiamo solo vendendo più copie e facendo più audience!”

Qualcuno ha detto che la verità verrà fuori e che la giustizia farà il suo corso ma non è così perché in un’epoca che per vivere necessita quotidianamente di relazioni, denaro e tempo, questi vitali mezzi io oggi non li posseggo ed è proprio questo il gioco più importante degli stessi strumenti portanti della nostra epoca.

Le persone che vedono quelle immagini miscelate tra quelle notizie e quei nomi non cercano di andare oltre e così quel nuovo Dio ha creato altri 11 reietti che dovranno morire sul rogo ed è giusto che vengano prese anche tutte le centinaia o migliaia di persone che si sono anche solo avvicinate per un attimo a quell’esperienza.

Io non ho letto i quotidiani di questi giorni ma i miei datori di lavoro sì.

“Loro”, non si sono domandati come e quanto ho lavorato per le loro strutture negli ultimi anni. Hanno semplicemente letto il giornale e come nulla fosse, con una telefonata di commiato, molto turbati e scandalizzati, mi hanno chiesto di dimettermi, e badate bene che non è stato un licenziamento altrimenti potrei anche essere tentato a volgere delle ritorsioni attraverso i sindacati, io, già accertato delinquente proprio da quegli articoli. Non c’è stato il tempo per nulla, nessun tipo di analisi è stata possibile, la crisi economica, la difficoltà di trovare lavoro, due figli piccoli, l’estrema onestà dimostrata, l’abnegazione alla responsabilità e al senso di dovere che sempre mi hanno caratterizzato. Il mio telefono ha squillato un’infinità di volte per portarmi la solidarietà dei colleghi, tutti appartenenti ad un settore che sembra destinato a sparire ma che si sono messi in prima persona, con le loro facce e i loro nomi, a commuoversi con me per il modo e l’assurdità con la quale sono stato “cestinato”. Mettiti nei nostri panni, mi era stato proposto. “Mi bastano i miei” avrei desiderato gridare.

Ho lavorato 15 anni per riunire le famiglie, per far sì che le persone potessero riallacciare relazioni spezzate tanto tempo prima, perché solo se avete qualcuno vicino potrete resistere a queste lapidazioni. La solitudine uccide, esattamente come certe parole che chi gestisce questi pericolosi strumenti usa con estrema e dissennata faciloneria: noi siamo in mano a questi nuovi Dei, autorizzati dal silenzio degli uomini ormai stanchi di lottare.

Non domandatevi nulla poiché questo caso è il mio e anche io purtroppo, come voi,  troppe volte ho richiuso il giornale dopo aver provato anche solo per un attimo una breve emozione per tornare alle mie faccende personali, dimenticando gradatamente tutto.

Vi invito soltanto a pregare il “nostro vecchio Dio” che un giorno gli stessi mezzi, non decidano, per qualsiasi motivo, che anche voi gli servite per i loro giochi o per il loro potere. La vostra vita in cambio di qualche quotidiano in più.

Quando alla mattina comprate il giornale, soppesatelo fra le vostre mani per un attimo in modo da sapere quanto “pesa” la vostra vita per loro.

Buona giornata e buon lavoro, se ancora ce l’avete.

Piero

2. Padre Raniero Cantalamessa

Il primo caso di “danno collaterale” in ordine di tempo – e per certi aspetti il più clamoroso – è quello di Padre Raniero Cantalamessa. Il profilo di Padre Cantalamessa è di dimensioni “storiche”: docente ordinario di Storia delle origini cristiane, Direttore del Dipartimento di scienze religiose dell’Università Cattolica, predicatore della Casa Pontificia, confessore personale di Papa Wojtila, autore della Trasmissione domenicale di RaiUno “A sua Immagine” (www.asuaimmagine.rai.it/)

P. Cantalamessa, va chiarito subito, non ha alcuna relazione con Arkeon, al di fuori di una vicenda mediatica creata ad arte. I termini del suo coinvolgimento in tale vicenda sono ricostruiti dallo stesso Cantalamessa in alcune lettere aperte pubblicate nel 2007 sul proprio sito e – nel 2010 – con una lettera inviata all’Unità in risposta ad alcuni articoli apparsi sul giornale stesso.

a) P. Raniero viene a conoscenza di Arkeon nel 2004, quando in un articolo pubblicato sulla rivista “Via Verità e Vita”  legge di  “un gruppo di studio che lavorava per la riconciliazione tra padri e figli. Dovendo commentare la parabola del figliol prodigo in questo mio programma, mi recai da loro per raccogliere una testimonianza su questo loro lavoro”.  E’ così che Moccia l’11 settembre del 2004 viene ospitato in una puntata di “A sua immagine“,  parlando della sua esperienza di uomo in conflitto col padre e della propria ricerca personale, senza mai citare il metodo Arkeon.

b) All’inizio del 2006, “tenni una giornata di evangelizzazione nella Parrocchia di S. Eustorgio a Milano e un gruppo di aderenti all’associazione, avendolo saputo, partecipò alla Messa conclusiva, cosa che come sacerdote non avevo motivo né diritto di impedire. Molti di loro, all’occasione, ricordo che si accostarono ai sacramenti”.  A valle della Messa, Padre Cantalamessa incontrò il gruppo in Sacrestia per un saluto di pochi minuti.

c) Tra marzo e aprile 2006 secondo quanto riportato da alcuni articoli apparsi sull’Unità nell’aprile 2010 (“Da predicatore vaticano a supporter di Arkeon” e “Perizia a pagamento“)  P. Cantalamessa riceve alcune lettere di famigliari che “si rivolsero a lui per segnalargli specifiche tragedie familiari prodotte dal metodo Arkeon”.  L’accusa mossa dall’Unità è che P. Cantalamessa difenda le ragioni di Arkeon, minimizzi le problematiche sottopostegli ma soprattutto condivida con Moccia le lettere ricevute.

d) Il 30/12/2006, dopo che le trasmissioni di Maurizio Costanzo e mi “Manda Rai Tre” avevano per la prima volta portato sui media il “Caso Arkeon” (ma prima che venissero rese note le indagini della Digos di Bari, nell’ottobre 2007), Cantalamessa ospita nella trasmissione per la festa della S. Famiglia una giovane famiglia di Arkeon, trattandone la storia di coppia ma senza mai far riferimento ad Arkeon, citato solo come “un gruppo di sostegno”.

e) Il 30-31/10/2007 la trasmissione Striscia la Notizia intervista P. Cantalamessa con un vero e proprio agguato (presentandosi non come giornalisti ma come persone interessate a fare del bene), cercando di collegare P. Cantalamessa ad Arkeon.  

La vicenda è sconcertante per come viene presentata con evidente pregiudizio e sospetto. Volutamente si ignora che le due trasmissioni parlano di vicende individuali chiaramente inerenti le trasmissioni e fortemente emblematiche, senza mai citare Arkeon;  le lettere dei famigliari preoccupati vengono prese per buone, senza mai metterne in discussione l’attendibilità e le intenzioni (esistono anche i mitomani, i malintenzionati, i conflitti famigliari). La strumentalità della vicenda infine è resa poi plateale dal fatto che un articolo violento come quello dell’Unità esca nel bel mezzo della polemica su chiesa e preti pedofili, con evidenti tentavi di parallelismi fatti dal giornale, nonostante i fatti in questione siano vecchi di ben quattro anni.

3. D.ssaRaffaella DiMarzio

Il secondo caso di “danno collaterale” in ordine di tempo è stato quello della d.ssa Raffaella Di Marzio, nota psicologa clinica e di comunità, membro del Consiglio Direttivo della Società Italiana di Psicologia della Religione (SIPR) attiva nell’ambito della ricerca sul tema delle sette e dei nuovi movimenti religiosi. La vicenda è trattata dalla stessa dottoressa nel suo articolo “Essere o non essere una setta: questo è il problema” sia in uno dei suoi “Tasselli di esperienza” pubblicati nel suo blog, ed è ripresa in questo stesso sito nella sezione “La vicenda Arkeon” . Ad oggi la vicenda si riassume in pochi punti.

a) Nel novembre 2007 la dottoressa venne contattata da Pietro Bono (maestro di Arkeon), in cerca di una persona autorevole e competente che potesse aiutare le famiglie di Arkeon a capire perché Arkeon venisse reso oggetto di una campagna mediatica antisette. Questo evento si inseriva in un tentativo più ampio di dialogo col mondo accademico, scientifico e antisette che ha portato ad affidare al Cisf (Centro Internazionale Studi Famiglia) uno studio indipendente su Arkeon per valutarne le metodologie, nonché a contattare il GRIS (Gruppo Ricerca Socio-religiosa), la Fecris e l’Aris Veneto per un confronto senza peraltro ottenere alcun riscontro.

b) Il 9 Febbraio 2008 la Di Marzio partecipa ad un incontro presso un albergo di Roma  con circa ottanta persone legate ad Arkeon, finalizzato ad informare le persone circa gli eventi mediatici che li avevano coinvolti negli ultimi mesi e a consentire alla d.ssa Di Marzio di raccogliere testimonianze dirette per uno studio sul gruppo Arkeon. All’incontro partecipa anche Vito Carlo Moccia. Durante l’incontro interviene la Digos che identifica i partecipanti, ne interroga alcuni e sequestra dei materiali (una candela, le locandine di Arkeon e materiale informativo sul sito http://www.dimarzio.it, le registrazioni video dell’incontro e altro). Con il permesso della Digos, l’incontro prosegue regolarmente fino alla sua conclusione. Sempre a febbraio un utente del suo portale “Sette religioni e spiritualità” apre nel Forum un dibattito su Arkeon, animato da numerosi voci favorevoli e contrarie.

c) Il 26 Marzo 2008 la Procura di Bari ordina il sequestro preventivo dell’intero sito http://www.dimarzio.it. Nel contempo, Raffaella Di Marzio è indagata per reati gravi e riceve messaggi di solidarietà sia da studiosi che da attivisti anti-sette. Tra le motivazioni del provvedimento, l’ipotesi che l’attività di ricerca scientifica su Arkeon, sospettato di presunte attività illegali, avrebbe potuto equivalere ad una complicità verso tale movimento.

d) Il 30 Aprile 2008 il sito http://www.dimarzio.it viene dissequestrato. 

e) L’8 marzo 2011 il procedimento contro la d.ssa DiMarzio viene archiviato “per insussistenza della notizia di reato”

Il caso di una studiosa indagata per aver studiato un gruppo è talmente incredibile da aver suscitato numerosi interventi di solidarietà, tra cui si ricordano quelli provenienti dalla SIPR, dal Cesnur di Massimo Introvigne, dal sito Allarme Scientology e da Silvana Radoani.  Il caso è ancor più incredibile per la natura delle accuse mosse (secondo le quali la DiMarzio avrebbe tentato di riorganizzare il gruppo diventandone “il guru in pectore”), tanto più surreali se si pensa a quale potrebbe essere l’interesse di chiunque a mettersi a capo di una setta inquisita!  La scompostezza e inspiegabilità di un simile intervento è infine resa ancor più evidente dalla riapertura del sito dopo soli trenta giorni dalla sua chiusura, senza per altro che ne vengano chiarite le ragioni. La cosa ancora più inquietante tuttavia è che ad oggi 12 aprile 2010 (cioè a più di 2 anni di distanza dai fatti), pur avendo chiesto lo stralcio della posizione della Di Marzio, chiuso le indagini sul caso Arkeon e aver chiesto il rinvio a giudizio degli indagati, la Procura di Bari non abbia ancora chiuso la vicenda della Di Marzio né chiedendone il rinvio a giudizio né chiudendone il fascicolo.  In tutto ciò è evidente l’impatto su di una semplice studiosa che “non ha dietro nessuno” di un intervento del genere, che corre il rischio di minarne la vita professionale e personale prima ancora che la credibilità scientifica.  La conclusione della vicenda, con l’archiviazione del procedimento per insussietnza della notizia di reato, rende merito dell’integrità della d.ssa DiMarzio, della inattendibilità dei denuncianti, della drammatica lentezza della magistratura. Ma soprattutto di come funziona una “macchina del discredito” che non punta a vincere i processi, quanto a mettere pubblicamente ed economicamente in difficoltà le persone e ad acquisire visibilità sui media e presso le istituzioni giudiziarie.

4. CISF (Centro Internazionale Studi sulla Famiglia)

L’ultimo danno collaterale, per ora, è quello che riguarda il CISF, un prestigioso centro studi internazionale collegato ai paolini, specializzato nelle tematiche sociologiche, psicologiche e famigliari. Moccia si rivolse al CISF nell’autunno 2006 per chiedere uno studio sul metodo Arkeon, volto a valutarne eventuali perfettibilità e/o criticità. Lo studio (il cui costo fu stimato in 30.000 € ma che poi si fermò a 10.000€ per la sua ultimazione solo parziale) prevedeva l’analisi partecipata del metodo, mediante la presenza di alcuni studiosi del CISF a seminari di Arkeon.

L’Unità nell’articolo “Perizia a pagamento Ecco come Sacred Path ha cercato di «ripulirsi»” è la prima a chiamare in causa il CISF, sostenendo la tesi che Arkeon le si sia rivolto in “un tentativo estremo di riaccreditarsi come organizzazione virtuosa e riconosciuta dalla chiesa quando era già in pieno svolgimento l’inchiesta per associazione a delinquere, truffa, maltrattamenti di minori”; deducendone che “il rapporto del Cisf conferma che l’associazione di Vito Carlo Moccia ha continuato ad avere protezioni importanti e autorevoli anche quando erano emerse pubblicamente notizie molto gravi”; e in definitiva insinuando che il CISF si sia venduto per un piatto di lenticchie.

Ora già si è detto che lo studio fu commissionato per avere riscontri scientifici circa le metodologie utilizzate. E che tale richiesta si inseriva nel già citato percorso di confronto di Arkeon col mondo scientifico e antisette che aveva portato a inutili contatti con il Gris, che con Fecris e Aris. Va rimarcato inoltre che il CISF non è mai stato citato in questi anni da Moccia né dai vari blog di sostenitori di Arkeon, sebbene avrebbe potuto costituire una “carta importante” da spendere in un dibattito mediatico svolto tra opinionisti, volontari e giornalisti, perché il contratto con il CISF prevedeva esplicita clausola di riservatezza: lo studio non poteva cioè spendersi all’esterno come una certificazione, ma poteva solo avere un valore interno di supporto metodologico allo sviluppo ulteriore del metodo. Non è quindi vero, come asserito dal giornalista dell’unità, che l’uso dello studio sia stato proibito dalla magistratura, come del resto è evidente dal fatto che detto studio era già realizzato e disponibile prima dell’avvio delle indagini, quando nessuno avrebbe potuto impedirne l’utilizzo.